Questa settimana sapremo di quanto la Fed alzerà i tassi dopo la lettura dell’inflazione dei giorni scorsi. Il rialzo previsto è di 75pb. I 100pb restano in gioco ma con minore probabilità (20%): l’ipotesi sarebbe, eventualmente, che le elezioni di midterm (tra due mesi) spingano a favorire un forte rialzo ora per poi avere una pausa del rialzo dei tassi da parte della Banca centrale in periodo elettorale.

L’incertezza sull’inflazione, specie quella percepita, resta comunque un pericolo per l’economia, e le Banche Centrali sembrano in balia di essa. Attualmente il mercato sta scontando un tasso d’interesse al 4% sul Fed Fund (future a scadenza dicembre 2022). Ed è noto che Nello specifico, più il prezzo dei futures su tassi scende (previsione di una politica monetaria più aggressiva e di tassi in rialzo) tanto più i mercati scendono come si può osservare dal grafico sottostante.

 

Aspettative Tassi (linea rossa) – Nasdaq (linea arancione)

Come si può osservare dal grafico, nel momento in cui il contratto a scadenza dicembre 2022 ha “lateralizzato” (periodo giugno – agosto) e il mercato iniziava a scontare una Fed più dovish (meno aggressiva), il Nasdaq è ripartito al rialzo. Al successivo ribasso dei prezzi dei futures (più aggressività da parte della FED), i mercati, ed in particolare l’indice Nasdaq, hanno seguito a ruota.

Una relazione simile (vedi grafico sottostante) si è registrata in relazione alle aspettative di inflazione. Sempre nel periodo estivo, ci si aspettava infatti una lettura del dato di luglio inferiore a quella precedente. Le aspettative a 5 anni e a 10 anni scontavano un importante decremento (sotto il 2.3%) e il Nasdaq era in risalita.

 

Nasdaq (linea arancione) – Aspettative tassi (linea rossa) – Aspettative a 5 e 10 anni (linea arancione e azzurra)

Stessa situazione nel mese di agosto, in cui ci si aspettava ancora una lettura leggermente più bassa del mese precedente: le aspettative sui tassi sono andate al ribasso seguite dalle aspettative dell’inflazione e dagli indici azionari.

 

Che clima si respira sul mercato?

Dal momento che le Fed sembra e dichiara di voler essere più aggressiva, in quale clima ci troviamo?

In gergo, si dice che quando si è in una fase di “Risk ON” l’azionario sovraperforma gli indici di paura, mentre quando si è in “Risk OFF” lo stress sui mercati si fa sentire e la paura la fa da padrona: le azioni scendono e gli indicatori di paura iniziano a sovraperformare.

Nel grafico sottostante vengono messi a confronto il Nasdaq e il suo indice della paura, il VXN: in tal modo è possibile individuare i livelli in cui l’azionario sovraperforma o sottoperforma.

 

Indice di forza Nasdaq con VXN (linea rossa) –  sotto i 400 punti (Risk OFF) – sopra i 500 punti (Risk ON)

Dal grafico emerge che quando il rapporto va sopra i 500 punti l’azionario si trova in un clima Risk ON sovraperformando il VXN. Mentre, quando lo stress e l’incertezza aumentano, il rapporto tende a scendere sotto i 400 punti, livello che indica che ci troviamo in un clima di Risk OFF e di conseguenza il VXN sovraperforma il Nasdaq.

Per confermare la nostra tesi di Risk OFF, mettiamo a confronto il Nasdaq con il settore XLP (beni di prima necessità): da novembre 2021 e fino a questa estate, il settore dei beni di prima necessità aveva sovraperformato l’indice mentre, nel periodo a noi più prossimo, si evidenzia come il rialzo dei mercati abbia favorito un’inversione dal trend principale.

Sembrerebbe quindi che i mercati si siano illusi nei mesi estivi di una ripresa più rapida del previsto, accompagnata dalle speranze di banche centrali dovish. Ma il clima di Risk OFF non è a mio avviso finito.

 

Indice di forza Nasdaq con beni di prima necessità (linea rossa)

A conferma di ciò, un ulteriore indicatore che può essere considerato è la sovraperformance delle aziende Low beta rispetto alle High Beta. Il trend principale che “disegna” questo indicatore resta ribassista

Tornando alla Fed, più che mai decisa ad abbassare l’inflazione ad ogni costo (leggasi recessione), possiamo aspettarci che questo si rifletterà ancora sui mercati.

 

Cosa fare allora?

A mio avviso bisognerebbe tenere d’occhio il gruppo dei semiconduttori, dato che costituiscono la base della nostra tecnologia di elaborazione dell’informazione. Ogni prodotto che utilizziamo nella nostra quotidianità ha un chip (o più) al suo interno; di conseguenza, se i produttori di questo settore stanno andando bene possiamo ipotizzare che l’economia sia in ripresa.

Al riguardo possiamo ad esempio prendere a riferimento titoli azionari come Nvidia, che già da gennaio 2022, quando non erano riusciti a fare nuovi massimi, mandavano segnali in contro tendenza rispetto ad altri settori. Il titolo è poi sceso sotto la media a 50 giorni e ha registrato nuovi minimi.

 

Nvidia (grafico a candele) – tendenza al ribasso (linee gialle) – pattern ribassista (linee bianche)

 

Dopo aver toccato un minimo a gennaio, il titolo ha fluttuato tra $230 e i $280, consolidandosi. Poi, ad aprile, il prezzo è uscito dal pattern confermando una nuova gamba ribassista. Attualmente sembra seguire lo stesso identico movimento, dopo aver creato nuovamente un pattern al ribasso.

Se prendiamo a riferimento la prima fase ribassista (novembre 2021 – gennaio 2022), ed applichiamo lo stesso ribasso alle successive fasi (linea gialla), ciò suggerirebbe che, nel caso in cui continuasse a seguire lo stesso modello, Nvidia dopo la fase di consolidamento, tra $150 e i $190, potrebbe violare i $100.

Un’altra interessante relazione attiene all’andamento dei titoli growth e value rispetto ai tassi di interesse di lungo termine (vedi grafico sottostante).

 

 

ETF US Treasury Bond (linea rossa) – indici di forza Growth con Value (linea azzurra)

Nel grafico si evidenzia l’andamento dell’ETF su rendimenti a lungo termine (TLT, linea rossa), e quello dell’indice di forza Growth/Value (linea azzurra). Tale ultimo indicatore sale se le azioni Growth sovraperformano e, viceversa, scende se lo stile Value va meglio. Facile osservare che l’andamento dell’indice di forza segue quasi precisamente l’andamento dell’ETF sui rendimenti di lungo termine. Se scende il valore dell’ETF (i tassi salgono), il Value va meglio del Growth e viceversa

Esaminando l’andamento di TLT sembra che si sia indirizzati verso nuovi minimi: ciò suggerisce un’ulteriore sottoperformance delle aziende Growth? È possibile.

La direzione che prenderanno i rendimenti nei prossimi giorni fornirà una visione completa per i prossimi mesi.