Di: Bobby Duffy (autore)
Editore: Eianaudi
Anno: 2019
Prezzo di copertina: € 15,60
Con l’avvento di internet e con l’esplosione dei social si è creata la falsa illusione che ognuno di noi abbia accesso a qualsiasi informazione a costo zero; ciò indurrebbe a credere, a prima visa, che le persone siano oggi in grado di meglio apprezzare i fatti, e su di essi formarsi una opinione più oggettiva.
In questo interessantissimo libro, Bobby Duffy, professore presso il King’s College di Londra, e direttore di un importante centro di ricerca internazionale, ci dice esattamente il contrario: in realtà, sappiamo molto poco di quello che ci accade intorno. Sia per quanto attiene ad aspetti sociali e politici (qual è la percentuale di immigrati nel nostro paese? Qual è la percentuale di parlamentari donne?), sia in materia di investimenti o di economia (quanti sono i disoccupati nel nostro paese? Quante tasse pagano i ricchi?), ci sbagliamo praticamente su tutto, e abbiamo anche un’idea vaga di come e cosa pensano gli altri.
Ma come può essere, visto la mole di informazione che riceviamo? E’ solo colpa dei media e degli hacker russi?
Il problema, spiega Duffy, sta nel modo in cui il nostro cervello ragiona e si crea una opinione; riprendendo diversi concetti di finanza comportamentale, l’autore ci ricorda, tra l’altro, che:
- soffriamo di emotional innumeracy, ovvero abbiamo una intrinseca ignoranza numerica legata alle emozioni. Secondo questa teoria, quando abbiamo un’idea sbagliata di un fenomeno sociale, causa ed effetto diventano interscambiabili (ad esempio, se sovrastimiamo il livello di criminalità nel nostro paese è perché la criminalità ci preoccupa, o la criminalità ci preoccupa perché la sovrastimiamo?)
- riceviamo molte (forse troppe) informazioni dai media, ma accettiamo solo quelle che ci piacciono e sono in linea con le nostre opinioni (pregiudizio di conferma). In questo senso internet e i social non ci aiutano, anzi, creano una bolla intorno a noi. Gli algoritmi invisibili che dettano ciò che vediamo on line creano un universo specifico di informazioni per ciascuno di noi … come a dire che su internet e sui social, alla fin fine, troviamo esattamente quelle informazioni che vogliamo trovare, e discutiamo solo con quelle persone che la pensano come noi.
- Siamo in generale attratti maggiormente da informazioni negative che non positive, e ciò distorce la nostra visione dei fenomeni. In particolare, le cose non vanno poi così male come pensiamo; anzi, quasi tutte stanno migliorando! Ma a noi sembra invece che il passato fosse migliore (si stava meglio quando si stava peggio)
Ma non sarebbe possibile correggere le distorsioni cognitive delle persone per avere un mondo migliore ed un dibattito più oggettivo su importanti aspetti politici, sociali ed economici? Non basterebbe mettere in chiaro quali sono i fatti reali per modificare le opinioni sbagliate della gente?
La cosa non è così semplice, spiega l’autore: a volte, anche di fronte alla dichiarazione dei fatti reali (ti dico esattamente qual è la percentuale di immigrati secondo i dati ufficiali Istat), gli individui tendono a non cambiare opinione, a confutare le fonti, a risolvere la dissonanza cognitiva facendo riferimento ad altre informazioni.
Per convincere le persone non bastano solo i fatti: bisogna raccontare una storia che smuova le emozioni.
Si tratta di un passaggio a mio avviso fondamentale, specie per i consulenti finanziari: ad esempio, se si vuole convincere un risparmiatore ad iniziare un accumulo ai fini pensionistici non basta snocciolare numeri sulla longevità e sulla riduzione futura delle pensioni pubbliche; similmente, non basta dire che l’inflazione erode i soldi lasciati sul conto corrente per indurre le persone ad investire di più. Occorre creare esempi, casi reali, storie aneddotiche per coinvolgere emotivamente chi ci sta davanti.
Ottimo libro per l’estate ad un prezzo ragionevole.
Buona lettura.
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