La forte correlazione negativa tra le azioni e il dollaro USA è una costante che parte dal 2016. Un dollaro debole proietta le azioni verso l’alto. E’ un dato di fatto, fine della storia.
Basti guardare la fine del quarto trimestre 2022 e il primo mese del 2023: mentre l’indice del dollaro USA ha registrato 3 mesi consecutivi di ribassi le azioni hanno recuperato parte delle perdite, registrando uno dei periodi più positivi per i rendimenti del mercato azionario.
Quindi? Cosa fare? Continuiamo a concentrarci sul dollaro.
Indice Dollaro USA (DXY) – livelli da monitorare (linee gialle)
Più a lungo rimane nell’area 105 – 99 dollari, più rialziste saranno le azioni. Al momento si tratta ancora di un ritracciamento a seguito del super rally che ha portato il suo valore a rompere i 114 dollari. Per il futuro vedremo
Anche le tendenze stagionali ci forniscono altre e migliori informazioni: di conseguenza non possiamo ignorare la stagionalità positiva che il dollaro USA aveva con il primo mese dell’anno (su una base storica di 40 anni di dati)
Stagionalità dollaro USA
Fonte: Optuma
Gennaio rappresentava il mese “più rialzista” per l’indice. Ed anche febbraio e marzo sono a suo favore. Questo non significa però andare ad effettuare operazioni lunghe sul dollaro ad occhi chiusi. Nel mese appena trascorso, ha registrato una perdita di circa l’1,5% e ad oggi è un serio “avvertimento” per quanto mi riguarda: un asset che non rispetta nemmeno minimamente le forti tendenze stagionali.
Inoltre l’euro mostra una forza rinnovata (+13,9% dai minimi). E fin quando questo continuerà il dollaro avrà difficoltà a riprendersi, dato che la moneta dell’UE rappresenta il 57,6% dell’indice del Dollaro USA (DXY).
Euro/Dollaro USA – livelli resistenza e supporto (linee bianche)
Facciamo un passo avanti.
Quali sono state le migliori performance che hanno contribuito al recupero dell’S&P500?
Partendo dai settori sicuramente Tech, Communication Services e Consumer Discretionary che hanno registrato sovraperformance rispetto a quello che si era verificato nel 2022.
Ma ciò che sorprende è come solo alcuni dei maggiori titoli per capitalizzazione di mercato dell’S&P 500 hanno un impatto determinante sulle performance dell’indice americano, in positivo come in questo caso ma anche in negativo.
Titoli che contribuiscono maggiormente all’SP500 – performance fino al 31 gennaio 2023
Fonte: bespoke
Pertanto, possiamo affermare che (forse) le performance dell’indice dipendono “troppo” da poche aziende rispetto alle centinaia di altri titoli che compongono l’indice
Nei primi giorni di febbraio queste aziende stanno prolungando il loro momento positivo. Apple ha una performance del +4% (nei primi giorni di febbraio), Amazon +8%, Tesla +11%, NVIDIA +8.5%, Meta +25%, Alphabet +8%, Microsoft +5%, Walt Disney +3.5% e Visa +0.5% (dati alla chiusura del 2 febbraio). E’ lecito pensare che avere queste aziende in portafoglio equivalga ad avere le performance (positive/negative) che ha l’S&P500? Probabilmente sì.
Inoltre, avrete notato che tra i titoli citati ci sono Microsoft e Alphabet. Oggi oltre alle politiche monetarie, l’attenzione è focalizzata sulla AI (Artificial Intelligence) e sulla guerra tra due colossi, Google e ChatGPT:
Lo scontro tra Google e il mondo AI è in estremo fermento dal lancio di ChatGPT: l’attività di ricerca su Google è a rischio di essere sostituita. Questo allarmismo è (in)giustificato?
Ricordiamoci che Google ha più esperienza nella ricerca (Transformers, PaLM, LaMDA, Chinchilla) e nel settore AI su larga scala (BERT, MUM), ha più dati di Microsoft e OpenAI messi assieme. Ha 4 miliardi di utenti e per giunta l’intelligenza artificiale dovrebbe essere vista come una “funzionalità” non un prodotto (come Google+).
Ma c’è da prendere atto che la “chat” elimina i collegamenti (nuovo modello di ricerca). Questo porterà alla fine dei link? Google è costruito letteralmente per fornirci link come la sua attività pubblicitaria che si basa sugli annunci. ChatGPT by-passa tutto questo fornendoci in maniera diretta le risposte.
Siamo pronti a non fare più clic sui collegamenti per ottenere le risposte?
Attenzione comunque a non dimenticare le società con più brevetti IA e machine learning.
Aziende con maggiori brevetti sulla AI
Fonte: Statista
Il colosso Tencent e Baidu detengono più di 9 mila brevetti attivi ciascuno, posizionandosi davanti a tutti. Dopo di loro IBM, Samsung, Ping An ed infine Microsoft e Alphabet.
La tendenza del mercato si dirige verso le innovazioni e anche in Italia, ad esempio, nel 2022 il 34% degli investimenti sono stati fatti in strumenti che usano la AI. L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha rilevato che il 93% degli italiani hanno sentito parlare di “intelligenza artificiale” tuttavia il 73% teme che questa tecnologia possa compromettere la loro condizione lavorativa.
Cosa ne pensate?