I segnali sono chiari.
E non si tratta dello spread, della politica monetaria, della fatica dei mercati azionari dopo un primo semestre in corsa; ma di quanto (ancora una volta) ha messo in luce l’ISTAT nelle sue “Previsioni della popolazione residente e delle famiglie”, datate 28 settembre 2023.
E’ pur vero che quelli che traccia l’ISTAT sono scenari, caratterizzati da intervalli di confidenza ampi e da una dose non innocua di incertezza, visto che si tratta di stimare cosa sarà tra decadi. Ma il quadro è nitido, e nessuno potrà dire “Io non lo sapevo”:
“Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2022, restituiscono tendenze difficilmente controvertibili, pur se in un quadro nel quale non mancano elementi di incertezza”: così recita l’incipit del documento.
In sintesi gli aspetti chiave.
Popolazione in decrescita
La popolazione residente è in decrescita: da 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 mln nel 2030, a 54,4 mln nel 2050 fino a 45,8 mln nel 2080.
Questo lo scenario mediano; nell’ipotesi più favorevole la popolazione potrebbe subire una perdita di “soli” 6,2 milioni tra il 2022 e il 2080, di cui 2,5 milioni già entro il 2050. Nel caso meno propizio, invece, il calo di popolazione sfiorerebbe i 20 milioni di individui tra oggi e il 2080, 6,8 milioni dei quali già all’orizzonte del 2050.
Come noto, la decrescita della popolazione è causata, essenzialmente, dal saldo naturale negativo (nascite – decessi). E, per quanto possa apparire diversamente, il saldo migratorio (immigrazioni – emigrazioni) non è sufficiente a compensare la minor natalità dei residenti.
Come sottolinea l’Istat:
“Lo scenario mediano delle previsioni mostra che, nel passaggio che condurrà la popolazione dagli odierni 59 milioni di individui a circa 46 nel 2080, si intravedono 21,5 milioni di nascite, 44,9 milioni di decessi, 18,3 milioni di immigrazioni dall’estero contro 8,2 milioni di emigrazioni. Nello scenario più attendibile, quindi, il volto della popolazione muta radicalmente (sottolineatura dell’autore), e non solo per una questione dovuta all’estensione dell’orizzonte previsivo. In che misura possa accadere tale trasformazione dipende dall’incertezza associata alle varie ipotesi sul futuro comportamento demografico, ma non fino al punto di riportare in equilibrio l’odierna distanza tra nascite e decessi”
C’è poco da fare: se il tasso di fertilità delle donne, oggi a 1,24, dovesse pur salire a 1,46 nel 2080, le nascite non compensano i decessi. Anche perché le proiezioni demografiche tengono conto di una diminuzione del numero di donne in fertilità nel corso del tempo.
Italia caso di studio per l’invecchiamento della popolazione
“La struttura della popolazione è oggetto da anni di uno squilibrio sempre più profondo, dovuto alla combinazione, tipicamente italiana, dell’aumento della longevità e di una fecondità costantemente bassa. Stabilmente sul podio mondiale dell’invecchiamento, oggi il Paese presenta la seguente articolazione per età: il 12,7% degli individui ha fino a 14 anni di età; il 63,5% tra 15 e 64 anni; il 23,8% dai 65 anni di età in su. L’età media, nel frattempo, si è portata a 46,2 anni e ciò fa del Paese, insieme a pochi altri esempi nel mondo (Spagna e Grecia in Europa; Corea del Sud e Giappone in Asia) uno dei casi all’attenzione mondiale per i demografi nonché per gli esperti di economia e sviluppo sostenibile”.
Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% della popolazione, contro un 23,8% nel 2022. I giovani fino a 14 anni di età sarebbero l’11,2% mentre la popolazione di età compresa tra i 15-64 anni scenderebbe al 54.3%.
L’invecchiamento colpisce maggiormente il Mezzogiorno, caratterizzato oggi da una età media minore del Nord e del Centro, ma che andrebbe a superare le altre due zone nel 2050.
La struttura della famiglia
“Nel giro di venti anni si prevede un aumento di oltre 850mila famiglie: da 25,3 milioni nel 2022 si arriverebbe a 26,2 milioni nel 2042 (+3,4%). Si tratta di famiglie sempre più piccole, caratterizzate da una maggiore frammentazione, il cui numero medio di componenti scenderà da 2,32 persone nel 2022 a 2,13. Anche le famiglie con almeno un nucleo (ossia contraddistinte dalla presenza di almeno una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio) varieranno la loro dimensione media da 2,95 a 2,78 componenti”
L’aumento del numero di famiglie deriverà prevalentemente da una crescita delle famiglie senza nuclei (+17%) che salgono da 9 a 10,6 milioni, arrivando a rappresentare nel 2042 oltre il 40% delle famiglie totali. Detto in termini più semplici, sempre più persone che vivranno da sole
“Un tale calo delle famiglie con nuclei deriva dalle conseguenze di lungo periodo delle dinamiche socio-demografiche in atto in Italia. L’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della speranza di vita, genera infatti un maggior numero di persone sole, il prolungato calo della natalità incrementa le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di legami di coppia, determina un numero crescente di individui e genitori soli”
In definitiva: tra vent’anni il 37,5% delle famiglie sarà composto da una persona sola. Ci saranno molte più coppie senza figli, ovvero genitori singoli con figlio/a.
Considerazioni
Esselunga docet, mi verrebbe da dire. L’ultimo spot, intitolato “la pesca”, è incentrato su una coppia divorziata. Piaccia o non piaccia, una forma nuova di famiglia “targettizzabile” da chi fa marketing (che solitamente è più veloce a percepire i cambiamenti in atto).
I risvolti sociali, previdenziali, fiscali della bomba demografica, ad esplosione lenta ma inevitabile, sono sotto gli occhi di tutti.
Che fare? (si chiederebbe Leopoldo).
Politiche a favore della genitorialità ne servirebbero ben al di là delle potenzialità finanziarie del nostro Stato, fortemente indebitato come noto. Ed inoltre votano i viventi, non i futuri nascituri.
I migranti dovremo andare a prenderli noi direttamente con il traghetto, preselezionandoli magari prima e convincendoli poi a rimanere in Italia e fare figli. Un mutamento socio-culturale che può intimorire, me ne rendo conto.
Lasciando però agli esperti gli aspetti squisitamente politici (me ne tengo sempre ben lontano), l’unico suggerimento valido è quello di inglobare sempre di più le previsioni demografiche nella propria pianificazione finanziaria.
Che tipo di famiglia sarà la tua? Quanto potresti vivere da sola dopo la morte di tuo marito? Che necessità avranno i tuoi figli? Che tipo di soluzioni si possono mettere in atto se non avrai assistenza in tarda età? Ecc.., ecc.., ecc…