Il fatto
Prevedere l’andamento dei mercati azionari è impossibile. Troppe variabili entrano in gioco.
Eppure, esistono alcune logiche di fondo che, tutto sommato, sono facili da comprendere per chiunque.
Ad esempio: il mercato può crollare, ma non indefinitamente (gli indici non falliscono); se i price earning raggiungono livelli stratosferici un po’ ci si dovrà pur preoccupare; nel lungo termine il mercato sale (forse), ma nel lungo termine siamo tutti morti.
Un’altra regola di base attiene al rapporto tra il tasso risk free e il rendimento atteso delle attività rischiose.
Se vogliamo metterla sul piano teorico-accademico, il Capital Asset Pricing Model (CAPM) del premio Nobel William Sharpe, per quanto già da lungo tempo empiricamente disapprovato (ma ciò vale per tutti i modelli economici), ci dice che la relazione tra queste due variabili è diretta. Ossia, se sale il tasso risk free deve salire anche il tasso di rendimento atteso sulle attività rischiose (leggasi azioni).
Ma come può aumentare il tasso di rendimento atteso (e si badi bene, stiamo dicendo atteso) delle azioni? Essenzialmente in due modi: o aumentano le prospettive sugli utili futuri (a parità di prezzo) o, in costanza delle stesse, diminuisce il prezzo. Come a dire: se una società in prospettiva produrrà gli stessi risultati ma la compro ad un prezzo più basso il mio rendimento atteso aumenta.
Proviamo però a tradurlo in termini più semplici. Alla fine degli anni ottanta/primi anni novanta, si diceva che i titoli di stato “spiazzavano” la Borsa. Si intendeva dire che con rendimenti molto alti dei titoli di stato (erroneamente considerati risk free dagli investitori italiani), investire in borsa non era conveniente, a meno di attendersi rendimenti dai titoli azionari molto, molto, molto, alti.
Eccovi allora un indicatore (semplice) per capire cosa succede in questo periodo sui mercati. Si tratta del differenziale tra il rendimento del mercato azionario (gli utili rispetto al prezzo) e il rendimento del titolo decennale.
Il grafico
Il grafico sottostante, recentemente apparso in un articolo di Bloomberg, mostra l’andamento del differenziale tra il rendimento dello SP500 (earnings yield) e il rendimento del decennale americano. Il livello è praticamente a zero. Il che significa che se consideriamo esclusivamente la componente utile, e non l’andamento del prezzo dei titoli, le azioni rendono come il titolo di stato.
https://www.bloomberg.com/news/articles/2023-10-03/bulls-run-out-of-reasons-to-buy-stocks-with-rates-causing-panic
Nella parte sottostante del grafico viene invece indicato il differenziale con il rendimento dell’indice Bloomberg US Aggregate Baa (quindi titoli non sicuri al 100%). In questo caso il differenziale scende sotto lo zero
Il commento
La relazione tra tasso risk free e andamento mercati azionari esisteva anche quando i tassi erano a zero o negativi (e i mercati volavano). A questo punto occorre capire quanto a lungo rimarranno alti i rendimenti di base; probabilmente più a lungo di quanto si stima oggi, inflazione permettendo.