Sarà il cielo (finalmente) uggioso di questa metà novembre. Sarà che l’inflazione cala, ma i salari non aumentano. Sarà che il rapporto debito su PIL continua a preoccupare, nonostante ci si affretti poi tutti ad acquistare BTP spinti da italico orgoglio. Sarà che le luci di Natale non sono ancora accese, e all’orgia consumistica del Black Friday manca ancora un po’. Più mille altre ragioni, ovviamente.

Il sentimento cala, il morale si affloscia, la sonnolenza subentra. E’ tutto quanto ciò provoca una vistosa diminuzione delle aspettative economiche nel Paese.

Lo sancisce, chiaramente, l’indicatore del clima economico (ESI) reperibile sul sito Eurostat. Si tratta di un indicatore composito che ha l’obiettivo di seguire la crescita del PIL. L’ESI è una media ponderata dei saldi delle risposte a domande selezionate rivolte alle imprese dell’industria (40%), dei servizi (30%), ai consumatori (20%), agli operatori del commercio al dettaglio (5%) e dell’edilizia (5%). Un indicatore sulle aspettative, quindi. L’ESI è scalato su una media a lungo termine di 100 e a una deviazione standard di 10. Pertanto, valori superiori a 100 indicano un sentiment economico superiore alla media e viceversa.

Il grafico sottostante raffronta l’andamento (2022-ottobre 2023) dell’ESI per l’Italia, l’area euro, e i soliti due comparables: Francia e Germania (d’altra parte, come recita la barzelletta .. ci sono un francese, un tedesco e un italiano. In qualche variante eventualmente un inglese, mai uno spagnolo o un greco!)

Sorpresa! Sorpresa!

Ma quale sonnolenza! Svegliamoci da questo torpore!

E’ vero, il valore dell’indice è sotto 100 (96,9 per l’esattezza). Ma cosa volete che sia mai? Ne abbiamo viste di peggio nel bel Paese.

E soprattutto, come può essere che i compagni di barzelletta siano così mogi? La Francia si attesta a 93,5 (in linea con la media dell’area euro), mentre il teutonico mi crolla a 89,6.

Ora, al di là delle battute, una rapida considerazione.

Il sentiment è sceso, ma non è crollato. La situazione tedesca è però preoccupante, visto che si tratta della prima economia dell’area.

Rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di rimanere positivi.