Quando? Non si sa, ma è meglio muoversi prima…

Il Fondo Pubblico di Garanzia per le PMI, istituito con la legge 662 del 1996, è uno degli strumenti di politica economica a favore delle imprese italiane maggiormente utilizzato e cronologicamente più longevo. Lo scorso anno (2017), il Fondo ha garantito oltre 78 mila nuove aziende sul territorio nazionale, agevolando l’ottenimento di fidi e finanziamenti per un controvalore di € 17,5 miliardi.
La logica alla base dell’Istituzione e del funzionamento del Fondo è molto semplice: lo Stato rilascia una garanzia compresa tra il 50 e l’80% del valore del finanziamento erogato dalla banca, in modo da ridurne il rischio e facilitare così l’accesso al credito alla PMI richiedente. La percentuale di copertura è determinata dalla forma tecnica garantita e dall’esigenza di mitigazione del rischio avanzata dalla banca. Oggi l’ammissione al Fondo è disciplinata da una procedura piuttosto snella ed economica, soprattutto per quelle aziende che hanno maturato almeno due bilanci ufficiali (ovvero due modelli unici nel caso di società di persone). In sintesi, ad ogni azienda viene attribuita una valutazione determinata dal settore di appartenenza e dai documenti contabili ufficiali degli ultimi 2 esercizi. Tale valutazione viene denominata credit scoring, e tiene in considerazione principalmente valori quali il patrimonio netto, il rapporto tra crediti e debiti aziendali, la marginalità economica ed il livello degli oneri finanziari pagati. Calcolato in pochi minuti il credit scoring, un imprenditore è subito in grado di determinare la percentuale e il costo della garanzia richiesta. Per le nuove imprese (c.d. aziende start-up) vale la logica che il Fondo interviene su investimenti sostenuti, per un quarto del loro valore, direttamente da mezzi propri dei soci.
Come detto, la semplicità dello strumento, la versatilità dello stesso e il forte valore intrinseco della garanzia statale hanno fortemente sostenuto, in questi anni di crisi, le imprese nella richiesta di finanziamenti.
Già da diversi mesi, tuttavia, il Ministero dello Sviluppo Economico ha comunicato che, nel 2018, il Fondo di Garanzia adotterà nuovi criteri di valutazione per decidere se e come intervenire a favore di un’azienda. Verrà quindi prodotto un giudizio finanziario sull’azienda (il rating) utilizzando logiche simili a quelle degli istituti di credito tradizionali. Nella valutazione, oltre ai dati contabili, verranno analizzate informazioni provenienti dalla Centrale dei Rischi Banca d’Italia e da altri financial information provider. Le aziende verranno dunque distinte in 5 classi di rischio, dalla 1 (quella migliore) alla 5 (la peggiore).
Le imprese con rischio massimo (quelle di fascia 5) saranno sostanzialmente escluse dall’intervento a garanzia. Sulle altre classi di rating invece la garanzia avrà percentuali di copertura del rischio maggiori per le imprese meno virtuose a livello finanziario, mentre interventi percentuali minori sulle aziende più performanti. Così ad una azienda buona, che presenta un rating 1, la percentuale di garanzia su un finanziamento potrebbe essere al massimo del 30%; mentre per un’azienda rischiosa, con rating 4, la garanzia sullo stesso finanziamento potrebbe arrivare al 60%, ed in alcuni casi fino all’80%. La logica è quella che il Fondo Pubblico interverrà maggiormente sulla fascia più debole delle PMI, quelle che necessitano maggiormente di aiuto per ottenere un finanziamento.
Questa nuova logica di intervento del Fondo ha sicuramente finalità nobili, ovvero introdurre maggiore equità nell’utilizzo delle risorse pubbliche (sempre più scarse), e oggettività nella valutazione delle imprese. Tuttavia vi è il rischio che l’entrata in vigore di questa riforma possa produrre una nuova stretta creditizia. Infatti, a prescindere dalle garanzie rilasciate, oggi gli istituti di credito utilizzano prevalentemente sistemi di rating interno atti ad individuare quali aziende rispettino determinati requisiti economico-patrimoniali, accompagnati da una discreta reputazione finanziaria. Ora, rendendo più complesso il processo di ottenimento della garanzia del fondo, ma soprattutto abbassando le percentuali di garanzia pubblica sui finanziamenti destinati alle PMI migliori, è prevedibile che le banche ridurranno proporzionalmente i loro impieghi su questa fascia di imprese. D’altra parte, un finanziamento ad un’impresa giudicata rischiosa, ancorché garantito più generosamente dallo stato, potrebbe non venire comunque preso in considerazione dalla banca.
La sopracitata riforma del Fondo dovrebbe entrare in vigore nel corrente anno 2018; tuttavia, fin tanto che non vengono rese operative le nuove procedure, la garanzia sui finanziamenti è rilasciata con i criteri tradizionali. Ogni impresa ha a disposizione 2,5 milioni di euro, da spendere sotto forma di garanzia pubblica, per mitigare il rischio su nuovi fidi e finanziamenti richiedibili al sistema bancario. Gli affidamenti sono utilizzabili sia per il sostegno del capitale circolante, sia per effettuare nuovi investimenti aziendali.
In definitiva, il consiglio che diamo oggi ad un imprenditore che voglia ricorrere al credito per sviluppare la propria impresa è quello di approfittare del momento, ed intervenire tempestivamente per sfruttare appieno i vantaggi che ancora oggi, ma non si sa per quanto, il Fondo Pubblico concede.