Nella foto: l’uomo più alto del mondo (Sultan Kosen) e l’uomo più basso del mondo (Chandra Bahadur Dangi)
In teoria, ed in pratica, viviamo in un periodo storico in cui il costo dell’indebitamento non è mai stato così basso. Secondo il rapporto mensile dell’Associazione Bancaria Italiana relativo a Settembre 2019[1], il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento per acquisto di abitazioni è stato dell’1,68% rispetto all’1,69% di Luglio, mentre quello relativo a operazioni di finanziamento alle imprese registra un calo ancora più marcato (1,25% rispetto all’1,37% di Luglio).
Per fare un confronto storico, i tassi di interesse medi applicati a queste tipologie di prestiti, alla fine del 2007, erano rispettivamente del 5,72% e 5,48%: la situazione è quindi ora completamente stravolta e le famiglie possono godere di condizioni economiche molto agevolate per compiere un passo importante come l’acquisto di un’abitazione, così come le imprese per sostenere i propri investimenti.
Ma il costo dell’indebitamento è veramente così basso per tutte le tipologie di prestiti? Non esattamente: una impressionante differenza è attualmente riscontrabile nel mercato del credito al consumo.
Il credito al consumo: elementi definitori
Per credito al consumo, così come definito dal Testo Unico Bancario, si intende l’attività diretta alla concessione del credito sotto forma di dilazione di pagamento, di finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria rivolta a una persona fisica che agisce per scopi estranei all’attività professionale o imprenditoriale eventualmente svolta.
Si presenta quindi come una soluzione finanziaria ideata per sostenere i consumi dei singoli individui e delle famiglie, identificando tali soggetti come unici beneficiari di questo tipo di operazioni.
Lo stesso Testo Unico Bancario stabilisce in modo particolare che vengono esclusi dalla disciplina del credito al consumo:
- I finanziamenti di importo minore a 200 euro e superiori a 75.000 euro;
- I finanziamenti che non prevedono il pagamento di interessi o altri costi;
- I contratti di credito finalizzati all’acquisto di un immobile costruito o progettato;
- I contratti di credito garantiti da ipoteca e da garanzia analoga.
Sono in particolare gli ultimi due punti dell’elenco a caratterizzare fortemente l’operatività di questo mercato: il credito al consumo non deve servire al sostenimento dell’acquisto di un immobile né tantomeno il prestito deve essere subordinato al rilascio di garanzie reali come pegno o ipoteca.
Il mercato in questione, quindi, è da riferirsi a richieste di prestiti finalizzati all’acquisto di beni di consumo (semi) durevoli quali automobili (sia nuove che usate), elettrodomestici, dispositivi elettronici come smartphones, computer, televisori ecc, oggetti utili all’arredamento e alla ristrutturazione della casa e, in misura minore, è possibile far rientrare in questa fattispecie anche prestiti utilizzati per sostenere spese mediche, matrimoniali, viaggi ecc.
Oltre ai prestiti finalizzati, vi sono però anche forme di prestiti personali (liquidità) non finalizzati e di prestiti utilizzati per consolidamento debiti o per estinguere posizioni debitorie pregresse; da questo punto di vista, non è un segreto che il credito al consumo possa a volte mascherare finanziamenti a società di persone o possa essere in parte utilizzato anche per l’acquisto di immobili.
La figura n. 1 sottostante descrive lo spaccato del settore del credito al consumo in base alla finalità dei prestiti erogati
Figura n.1 Le finalità di prestiti al consumo più richiesti in Italia (Marzo- Agosto 2019)
Fonte: Prestitionline.it – Osservatorio prestiti
Credito al consumo: quanto mi costi!
Ma torniamo al punto focale della questione: il costo dell’indebitamento.
Se nel mercato dei mutui immobiliari e in quello dei prestiti alle imprese i tassi di interesse applicati sono ai minimi storici, questo certamente non accade nel mercato del credito al consumo, dove il costo del denaro normalmente non solo è più elevato ma, a seconda della forma tecnica utilizzata per accedere al prestito, può arrivare a pesare tantissimo!
L’indicatore più idoneo per valutare l’onerosità dei prestiti al consumo, e per confrontare le varie offerte proposte sul mercato è, come noto, il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) che, oltre a tenere conto del TAN (Tasso Annuo Nominale), ovvero il tasso di interesse che viene applicato a ogni rata mensile (il rimborso di questi prestiti avviene sempre attraverso un piano di ammortamento francese a rate costanti) tiene anche conto di una serie di altre spese a carico del richiedente: tipicamente imposte, spese di istruttoria e altri costi legati ai servizi accessori obbligatori (di solito la sottoscrizione di una polizza assicurativa obbligatoria a garanzia del prestito) o comunque necessari per ottenere o continuare a fruire del credito alle condizioni offerte.
Il TAEG rappresenta quindi il reale costo del finanziamento a carico dei richiedenti.
Per avere un’idea delle condizioni economiche che vengono proposte ai consumatori a seguito della richiesta di un prestito, abbiamo realizzato una breve analisi utilizzando la piattaforma Prestitionline.it, il primo broker in Italia nel settore dei prestiti personali e dei finanziamenti[1]. La piattaforma permette di richiedere un prestito inserendo parametri come la durata del finanziamento, l’importo desiderato, le condizioni lavorative del richiedente, la sua data di nascita, il comune di domicilio e la finalità a cui è riferito il prestito. Sulla base dei parametri inseriti vengono proposte una serie di offerte da parte degli operatori finanziari (l’offerta è indicativa e potrebbe poi variare al momento della stipula del contratto).
Tali offerte possono essere comparate utilizzando appunto il TAEG, così da verificare come questo varia al variare dei parametri inseriti. Come sopra accennato, i tassi di interesse sono alti: una prima (ovvia) spiegazione è data dal fatto che i finanziamenti non sono coperti da una garanzia reale come l’ipoteca nei mutui immobiliari, ma l’unica garanzia è rappresentata dal reddito del richiedente stesso, ragion per cui studenti e disoccupati sono esclusi da qualsiasi tipo di offerta e, talvolta, anche un contratto a tempo determinato potrebbe non essere sufficiente per poter accedere ad un finanziamento.
Ma cosa è emerso dall’analisi?
Giusto per avere un’idea, per i prestiti finalizzati all’acquisto dell’automobile per importi massimi di 10.000 euro si parte da un TAEG del 5,95% se la durata del prestito è pari a 24 mesi; all’aumentare della durata, e a parità d’importo, il TAEG non subisce variazioni significative, diminuendo leggermente (5,88% per durate pari a 36, 48 e 60 mesi) e aumentando per durate che vanno dai 72 agli 84 mesi (6,05%).
Se invece è l’importo richiesto ad aumentare (dai 20.000 ai 60.000), il TAEG sale fino al 6,51% non subendo particolari modifiche all’aumentare della durata. Tuttavia, all’aumentare dell’importo richiesto sono sempre meno gli operatori presenti con le proprie offerte (ConTe.it e Findomestic Banca gli unici per importi tra i 50.000 e i 60.000).
Per i prestiti finalizzati alla ristrutturazione e all’arredamento della casa, per importi massimi pari a 10.000 euro e una durata di 24 mesi viene proposto un TAEG del 5,77%. Anche qui il trend è lo stesso di quello riscontrato nei prestiti finalizzati all’acquisto dell’auto: a parità di importo e con una durata richiesta maggiore, il TAEG tende ad avere leggeri aumenti graduali fino a raggiungere il 6,05%. Aumentando l’importo richiesto, invece, aumenta anche il TAEG, che oscilla tra il 6,36% e il 6,50% per importi superiori ai 20.000 euro.
I prestiti personali (liquidità e consolidamento debiti) presentano le condizioni più onerose, partendo da un TAEG del 6,8% per importi più bassi fino ad arrivare al 7,30%. Chiaramente, in questi casi il rischio assunto dal finanziatore è ancora più elevato poiché una richiesta di liquidità e la presenza di debiti pregressi già denota uno squilibrio finanziario rilevante da parte del consumatore, e gli importi finanziabili non superano mai i 40.000 euro.
E’ da precisare che i TAEG qui riportati sono quelli più bassi tra le varie offerte disponibili: ciò significa che sul mercato vengono spesso applicate condizioni ancora più onerose su prestiti che hanno le stesse caratteristiche (in termini di tipo di richiedente, importo, durata), ma sui quali certi istituti di credito addebitano al richiedente spese di istruttoria molto alte che contribuiscono a rendere l’operazione di finanziamento ben più costosa (fino all’8,59%).
Guardando invece ai player del mercato, è possibile osservare che l’intermediario che mediamente offre condizioni più flessibili e convenienti, soprattutto dal punto di vista di prestiti finalizzati all’acquisto di beni di consumo durevoli, è Findomestic Banca. Quando poi il prestito diventa a carattere personale, Younited Credit e Fiditalia Banca sono tendenzialmente gli unici operatori presenti con le proprie offerte.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la modalità con cui viene rimborsato il prestito contratto, poiché per particolari tipologie di richiedenti, o per importi richiesti di rilevante entità, l’unica via percorribile per accedere a un finanziamento è la cessione del quinto della pensione o dello stipendio.
Tale forma tecnica è la più sicura per gli istituti di credito, dal momento che per il pagamento delle rate mensili derivanti dal prestito contratto viene direttamente detratto dallo stipendio o dalla pensione un quinto dell’importo netto mensile percepito (massimo consentito dalla legge). E a differenza dei prestiti personali e finalizzati il rimborso non viene effettuato dal soggetto richiedente, bensì dal suo datore di lavoro oppure dall’Istituto di previdenza nel caso in cui il beneficiario sia un pensionato.
La cessione del quinto può permette anche a consumatori che richiedono importi consistenti, o a coloro che non godono di una buona storia creditizia, di ottenere comunque un prestito: anche in questo caso, però, il costo del denaro preso a prestito è molto elevato, e ciò anche a fronte di una sottoscrizione obbligatoria di una polizza assicurativa rischio vita/impiego a carico del richiedente che copra il finanziatore dal rischio di inadempimento in caso di perdita del lavoro, infortunio o morte.
Un altro aspetto interessante è dato dal fatto che nei prestiti finalizzati e personali l’offerta non subisce normalmente variazioni significative al variare della tipologia del richiedente. La situazione è completamente diversa nella forma tecnica della cessione del quinto, in cui vi è una netta differenza tra le condizioni offerte ai dipendenti pubblici e statali e quelle offerte ai dipendenti privati. Per i primi due le offerte più convenienti partono da un TAEG del 6,17%, mentre per i privati dal 9,84% fino ad arrivare anche all’11%!
Questi ultimi tassi di interesse possono essere considerati i più onerosi presenti sul mercato? Neanche per idea, poiché rimane un’ultima forma tecnica di credito al consumo da menzionare: la carta di credito Revolving.
Come noto, la carta di credito revolving è uno strumento di pagamento alternativo al contante che permette di effettuare spese, nei limiti del fido accordato, rimborsabili ratealmente con l’addebito di interessi. L’istituto di credito mette a disposizione del consumatore una riserva di denaro, denominata fido o plafond (solitamente di importi molto piccoli compresi tra i 2.000 e i 5.000 euro) con cui poter effettuare acquisti di beni e servizi e/o prelevare contante. La restituzione delle somme utilizzate avviene in maniera rateale e posticipata rispetto al momento dell’acquisto o del prelievo, attraverso rate di piccolo importo secondo modalità e tempi definiti al momento della stipula del contratto[2]. Qui i tassi applicati possono arrivare al 20%!
Credito al consumo: quanto mi servi?
L’analisi delle offerte presenti sul mercato, e l’elevato costo (medio) dell’indebitamento osservato, devono peraltro essere lette in connessione alla dinamica della domanda: infatti, nonostante le condizioni offerte siano onerose in relazione alla attuale situazione dei tassi di interesse, la richiesta di questi prestiti è notevolmente cresciuta a partire dal 2015 (si veda figura n. 2)
Figura n.2 I flussi di credito al consumo erogati annualmente in Italia.
Dagli ultimi dati disponibili relativi a Dicembre 2018 emerge che le erogazioni annuali sono in costante aumento ormai da 5 anni, sebbene la crescita sia oggi più contenuta rispetto al picco del 2015/2016. In termini assoluti, le erogazioni complessive nel 2018 hanno superato quelle del 2017, che ammontavano a 64,9 miliardi.
Non è peraltro inutile chiedersi se la crescita del settore sia maggiormente spinta dalla domanda piuttosto che dall’offerta.
Sul punto è da sottolineare che negli anni successivi alla crisi finanziaria del 2008, un momento in cui, ipoteticamente, il credito al consumo sarebbe dovuto servire per aiutare le famiglie in difficoltà, le erogazioni calarono drasticamente. Ciò non dipese però da un forte calo della domanda, bensì dalla riduzione dell’offerta; banche e società finanziarie, costrette dalla crisi a tenere comportamenti più prudenziali, negarono numerose richieste di prestiti.
Il mercato si riprese poi negli anni successivi per arrivare in piena salute ai giorni nostri.
Ora, è fin troppo facile osservare che questo tipo di prestiti garantisce oggi alle banche un rendimento molto più elevato dei prestiti alle imprese e dei mutui (si veda figura n. 3); e, tutto sommato, con una rischiosità sintetizzabile nel tasso di default (ovvero l’indice di rischio di credito che misura le nuove sofferenze e i ritardi di 3 o più rate nell’ultimo anno di rilevazione) non così elevata. Si tratta inoltre di prestiti con scadenze brevi/medie che permettono all’istituto erogante di ritornare in possesso del proprio capitale in maniera rapida.
Considerando inoltre che le forti iniezioni di liquidità della Banca Centrale non si sono significativamente traslate in prestiti alle PMI, e non si sono nemmeno esaurite nella crescita dei mutui ipotecari alle famiglie, si può lecitamente considerare che i principali player, cioè l’offerta, abbiano influenzato le dinamiche del settore negli ultimi anni.
Figura n.3 I rendimenti corretti per il rischio sui diversi prestiti delle banche italiane
Fonte: Banca d’Italia (QEF 500) [2]
Al momento, peraltro, il mercato è quasi totalmente dominato dai gruppi bancari, ma la competizione sta crescendo e ci si aspetta di vedere dei cambiamenti dal lato dell’offerta soprattutto grazie alle nuove proposte del Fintech (si pensi alle piattaforme di Peer to peer lending)
La sensazione, comunque, è che questo tipo di mercato, rivolgendosi a consumatori che spesso non hanno un’educazione finanziaria sufficiente per valutare in modo appropriato l’impegno finanziario che dovranno sostenere, e che si focalizzano prevalentemente sull’immediato (“ho lo smartphone e la macchina ora, tanto poi li pago a rate”,) permette a banche e società finanziarie di praticare tassi di interesse oltremodo elevati (pur entro i limiti dell’usura) senza che al contempo venga con ciò scoraggiata la domanda: di certo non il massimo dell’efficienza!
Reference Shelf
[1] https://www.abi.it/DOC_Mercati/Analisi/Scenario-e-previsioni/ABI-Monthly-outlook/Sintesi%20settembre%202019%20st.pdf
[2] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2019-0500/QEF_500_19.pdf
[1] Il portale mette in contatto i consumatori con le principali banche e società finanziarie italiane ed estere che rappresentano circa il 38% dei player attivi nel mercato del credito al consumo in Italia (Findomestic, Compass, Agos, Santander Consumer Bank e molte altre).
[2] Il titolare può modificare successivamente l’importo della rata concordato in base alle sue mutate esigenze, pur non potendo scendere sotto una quota minima espressa in valore assoluto o in percentuale. Le rate, alle scadenze stabilite, sono addebitate sul conto corrente collegato alla carta revolving: ovviamente, la presenza di fondi sufficienti a coprire l’importo delle rate nel conto corrente collegato è necessaria per evitare di pagare interessi di mora (non ricompresi nel TAEG). Va inoltre sottolineato che gli interessi si applicano solo alle somme utilizzate, per cui l’Istituto finanziatore non percepisce nulla per il fatto di mettere a disposizione del denaro, se questo non viene utilizzato.