L’utilizzo dei Pac per l’accumulo di lungo termine
PAC è l’acronimo di Piano di Accumulo Capitale. E’ una soluzione di investimento che raramente sale alla ribalta della cronaca e a cui non viene conferito, a mio avviso, il giusto spazio. Spesso, infatti, ci si appassiona di strategie e prodotti magari più spettacolari, ma potenzialmente meno efficaci. Vale allora la pena di ricordare agli investitori il funzionamento ed i pregi dei PAC.
Cosa sono i PAC
I PAC sono dei programmi di investimento graduale che prevedono una serie di versamenti periodici automatici, in genere mensili, da parte dell’investitore. Il numero dei versamenti, ovvero la scadenza del piano di accumulo è predeterminata; tuttavia i PAC sono molto flessibili e possono essere interrotti, anche temporaneamente, prima della scadenza stessa.
I versamenti effettuati possono essere investiti negli strumenti più svariati, ma generalmente i PAC sono implementati su prodotti di risparmio gestito quali fondi, contenitori assicurativi ed ETF. All’interno di questi veicoli, e a seconda della scelte di investimento che si vuole portare avanti e del proprio profilo di rischio, si troveranno azioni, obbligazioni, titoli di stato o anche asset più volatili.
E’ facile comprendere che lo scopo del PAC è quello di creare pian piano nel corso del tempo un capitale che diventi via via più grande. Per comprendere il meccanismo facciamo un esempio. Ipotizziamo un PAC che preveda dei versamenti mensile di 200 euro al mese, per 240 mesi complessivi (20 anni). Da un punto di vista matematico, l’investitore si dovrebbe innanzitutto ritrovare con una somma pari al valore complessivo dei versamenti effettuati, cioè 48.000 euro. A questo capitale si deve però aggiungere l’apprezzamento dello strumento su cui si è investito.
Nel caso di PAC su fondi comuni di investimento, il valore finale dipenderà infatti dal valore a scadenza delle quote del fondo che si sono acquistate mese per mese. E poiché il valore delle quote di un fondo nel corso del tempo tende ad oscillare (specie se consideriamo fondi azionari), si avranno dei mesi in cui con 200 euro si otterranno più quote (perché il prezzo è sceso), e dei mesi in cui le quote acquistate saranno di meno perché il loro valore è cresciuto. In definitiva, le quote detenute alla scadenza del PAC avranno un prezzo di carico pari alla media ponderata dei prezzi di entrata mensili. Tale meccanismo permette quindi di smorzare l’effetto dei ribassi che si verificano nel corso del tempo, proprio perché in quei mesi in cui il valore del fondo scende si riescono ad acquistare più quote.
I pregi dei PAC
Il meccanismo di funzionamento dei PAC produce non pochi effetti benefici per il risparmiatore, anche se a prima vista non sempre risultano così evidenti. Vediamo quelli più importanti.
I PAC neutralizzano il rischio dell’emotività. L’automaticità del piano fa sì che le entrate a mercato siano più razionali, sfuggendo alle dinamiche emotive dell’investitore. La programmazione predeterminata degli investimenti, infatti, tende a diminuire la tentazione dell’investitore di seguire l’onda, comprando ai massimi e vendendo ai minimi come spesso capita.
I PAC permetto di meglio affrontare la volatilità. Nulla vieta di implementare un PAC a breve termine, o di estinguerlo prima del previsto: ma tale soluzione è stata pensata per il lungo periodo. Un PAC dovrebbe durare almeno dieci anni. Infatti, un orizzonte temporale lungo, affiancato ad investimenti frazionati nel corso del tempo, consente di superare un ostacolo molto arduo per gli investitori: la volatilità dei mercati. Nel lungo periodo le oscillazioni dei mercati tendono a perdere d’impatto: visti dall’alto, movimenti che a breve sembravano drammatici si rivelano innocui. Anzi, sono a malapena visibili.
I PAC sono adatti ai giovani. I PAC sembrano pensati appositamente per i giovani. Infatti, rispetto ai più anziani, i giovani presentano solitamente due caratteristiche: un capitale e un reddito non elevatissimi; molto tempo a disposizione. I PAC richiedono proprio questo: versamenti moderati, poco per volta, e … qualche anno d’attesa per vedere crescere il proprio capitale.
Ciò non toglie ovviamente che l’utilità dei PAC sia apprezzabile in generale. Le potenzialità di rendimento di un PAC sono compatibili anche con chi ha qualche anno in più (50-60 anni) e con chi già possiede un capitale ingente. Entrare gradualmente sul mercato è comunque e sempre buona cosa: se si hanno più soldi a disposizione la rata del PAC sarà semplicemente più grande. Anzi, in linea teorica, maggiore è il capitale di partenza e quindi i versamenti da effettuare con regolarità, migliori potrebbero essere i rendimenti finali vista la maggior possibilità di aggiustare nel corso del tempo il proprio investimento in base alle oscillazioni di mercato. Nulla vieta, infatti, di accrescere temporaneamente il versamento mensile nei periodi di ribasso del mercato.
Va poi sottolineata la comodità insita nel meccanismo dei PAC: generalmente i versamenti automatici avvengono infatti con addebito diretto della rata sul conto corrente. Altresì, è possibile collegare il PAC a un fondo a basso rischio, che funga grossomodo da riserva di capitale. In questo modo, si evita di tenere i soldi fermi sul conto corrente pur travasando gli stessi in un prodotto comunque “tranquillo”.
Perché optare per il lungo termine
Scegliere i PAC significa abbracciare il lungo periodo, mantenendo una ferrea disciplina nel corso del tempo. E’ lecito allora interrogarsi sul motivo di questa preferenza. Molti investitori, infatti, potrebbero ritenere più appropriato (così come spesso hanno fatto in passato e fanno tutt’ora) investire anno per anno, cercando di sfruttare le occasioni di investimento a loro giudizio più propizie.
La risposta è semplice: investire nel lungo periodo rende, in linea di massima, molto di più che non cercare ogni anno il prodotto migliore, ovvero il timing perfetto di ingresso e uscita dal mercato. In termini più specifici, è la presenza continuativa sul mercato a creare valore aggiunto.
Il grafico sottostante evidenzia tale fenomeno.
Si può notare, infatti, come chi è rimasto investito per 15 anni, dal 2002 al 2017 nel mercato (azionario americano) ha goduto in media di un aumento del capitale pari al 9,92% annuo. Chi, tentando di entrare e uscire nei momenti migliori avesse perso i 10 migliori giorni di borsa avrebbe guadagnato un po’ più della metà, il 5,03%. Perdendo i 40 giorni migliori del periodo di 15 anni preso in considerazione, si sarebbe registrata una perdita del 2,80% del proprio capitale. Un chiaro manifesto per non cedere all’incertezza, e abbracciare il lungo periodo in modo continuativo.
Ovviamente, non tutti i PAC sono uguali. Il loro sviluppo e il loro rendimento dipendono dagli strumenti sottostanti nei quali si investe. Il grafico sottostante, relativo a un periodo estremamente lungo (1900-2017) dimostra la prospettiva di rendimento medio asset per asset, quinquennio dopo quinquennio. Il grafico è interessante per due motivi. In primis, perché dimostra come asset apparentemente volatili nel breve sono quelli che rendono alla fine di più nel lungo periodo. Secondariamente, perché dimostra che in ogni caso il lungo periodo paga. Persino gli investimenti monetari, i meno appetibili dal punto di vista del rendimento, producono un aumento del 17% in 20 anni.
Gli andamenti evidenziati nel grafico sono comunque da considerarsi esemplificativi, non esaustivi. E’ allora necessario effettuare un lavoro di analisi in modo da individuare l’investimento più corretto per ogni investitore.
Chi decide per un PAC in fondi non ha ovviamente voce in capitolo per quanto concerne gli investimenti sottostanti, che sono infatti demandati al gestore del fondo. Ma può scegliere però il PAC per lui migliore tra quelli offerti dai diversi intermediari.
Per un investitore la scelta può tuttavia risultare ardua, e non è semplice giungervi preparati in modo da decidere con cognizione di causa. Ritornare allora all’università a studiare economia dei mercati e degli strumenti finanziari? Ovviamente no, non è necessario.
Esistono infatti diversi modi per accrescere la propria cultura finanziaria o semplicemente per informarsi. I consulenti finanziari, in particolare, offrono un sostegno continuo ai loro clienti.
Io personalmente, per i miei clienti e per chi volesse informarsi in maniera semplice su tematiche legate al mondo economico finanziario, gestisco la newsletter del Club di Cultura Finanziaria. Venite a scoprirla.