In un periodo di forte incertezza economica, con lo spettro della recessione (o peggio della stagflazione) dietro l’angolo, ogni indicatore è buono per capire la direzione dei mercati: l’inversione della curva dei tassi, i dati sul mercato del lavoro o quelli sul sentiment dei consumatori.
E se invece il segnale della imminente crisi arrivasse proprio dalle materie prime, il cui prezzo ha registrato un boom negli ultimi mesi di cui tutti ci siamo accorti guardando alle bollette di luce e gas ovvero allo scontrino della spesa? Proviamo a ragionarci sopra.
Mercati al ribasso e rimbalzi possibili
In questo come in ogni altro mercato ribassista c’è chi cerca il “bottom” (opportunisti), chi vede il mercato sempre al ribasso (pessimisti), e chi spera in un miracolo per recuperare le forti perdite subite (ottimisti). La verità sta probabilmente nel mezzo, ma attenzione comunque perché la storia ci insegna che i più forti rimbalzi si sono verificati proprio durante i bear market.
Rimbalzi del Nasdaq durante il Bear Market nel 2008
Molti sono stati colti alla sprovvista dai mercati, convinti (e abituati) che il mercato salisse sempre. Altri non credono ancora di essere in un mercato ribassista anche se davanti a loro il titolo medio del Nasdaq è in perdita del 40%, l’indice è in calo da 7 mesi e siamo solo a metà strada se facciamo la media di tutti i periodi down dalla seconda guerra mondiale in poi.
Rimbalzi del Nasdaq durante il Bear Market attuale
Indizi e tracce
Ora tutti sembrano essere alla ricerca di indizi per comprendere cosa succederà; eppure alcuni movimenti economici sono guidati da collegamenti e fattori molto più semplici da interpretare di quanto la maggior parte delle persone pensi.
Un indizio interessante potrebbe essere ad esempio l’inizio di un’inversione del prezzo del petrolio e delle materie prime. Spesso, quando ciò accade, siamo alle porte di un periodo di recessione economica. Questo perché nel momento in cui iniziano le politiche restrittive delle banche centrali questi asset tendono a perdere la loro forza.
E’ bene ricordare che il rialzo dei prezzi delle materie avvantaggia le compagnie di estrazione ma alla stesso tempo ha un impatto negativo sull’economia che inevitabilmente subisce l’aumento dell’inflazione: le vendite al dettaglio misurate in dollari riflettono la situazione attuale.
Petrolio (linea nera scala destra) vs inflazione (linea arancione scala sinistra)
Petrolio (linea nera scala destra) vs vendite al dettaglio (linea verde scala sinistra)
L’attuale volatilità del gas naturale e del petrolio presenta una certa similitudine con quella del petrolio nel ’70, dovuta anche in quel caso a tensioni geopolitiche. All’epoca, i paesi dell’OPEC+ decisero di punire l’Occidente con un embargo petrolifero. Questo portò il greggio a quadruplicare le sue quotazioni e, di conseguenza, anche l’inflazione esplose ovunque e le economie andarono in recessione.
Movimenti del prezzo del Petrolio da inizio 2022
Come possiamo vedere, dal grafico sopra, il trend del petrolio resta fortemente rialzista nonostante i forti ritracciamenti. A livello tecnico ha formato un triangolo simmetrico ascendente che presuppone ulteriori rialzi, infatti solo una rottura dei 92 dollari potrebbe cambiare la visione rialzista.
Andando nello specifico, un altro indizio ci viene dato dai metalli come il rame, il ferro e l’alluminio.
Guardando il grafico sottostante, dopo il crollo del 2020 il rame ha sovraperformato l’oro a seguito della fase di espansione in cui ci si è immediatamente ritrovati dopo lo scoppio della pandemia; nel 2021, invece, dopo il massimo di ottobre vi è stato un periodo di lateralizzazione fino a quando il rapporto di forza non ha rotto il “supporto” a favore dell’oro (che è un bene rifugio), andando al ribasso.
Rapporto di forza relativa tra Rame e Oro
Anche il rapporto legname/oro ci manda dei segnali interessanti. Da gennaio 2022 il gold sta sovraperformando il legname: ciò indica che il settore immobiliare si sta indebolendo. Infatti i dati mostrano che negli USA l’acquisto di una casa sta diventando più difficile per via dell’aumento dei prezzi, la domanda si sta abbassando ed è in calo del 9% rispetto al 2021 mentre il tasso dei mutui a 30 anni è salito al 5.98%.
Rapporto di forza relativa tra legname e oro
In conclusione…
I rapporti analizzati ci stanno mostrando che un rallentamento economico è in vista. Dobbiamo quindi prepararci allo spettro della stagflazione?
Per Ray Dalio, fondatore di uno dei più grandi hedge fund al mondo e voce ben nota nel settore, non c’è nulla che la Fed possa fare senza creare debolezza economica: il debito pubblico continuerà ad aumentare e nel lungo periodo la situazione assumerà la forma di una “stagflazione”.
Non per niente Ray Dalio ha recentemente accresciuto, e non di poco (si parla di billion di dollari) le sue posizioni short su titoli azionari in particolare europei.