Le guerre, fortunatamente, prima o poi finiscono.

E per diverse ragioni. O c’è un vinto e un vincitore. O, come insegna la storia, a vincere non è nessuno e tutti i contendenti, alla lunga, ci rimettono. Od ancora, viene a mancare una ragione del contendere, ovvero le forze e la volontà di combattere si affievoliscono oltre un punto di non ritorno.

Nel frattempo le diplomazie fanno il loro dovere: studiano vie di uscita, piani di pace e di ristoro, spartizione dei territori. Non sempre i risultati sono però quelli sperati. Basti qui ricordare, al riguardo, il saggio di Keynes dal titolo Le conseguenze economiche della pace.

Naturalmente nessuno si augura l’armageddon nucleare.

Nel caso dell’attuale conflitto Russia-Ucraina, c’è però un altro fattore, molto caro a Putin, che potrebbe incidere sugli sviluppi della situazione.

Così come riportato da Bloomberg News, il crollo demografico in Russia, causato non solo dai caduti in combattimento ma, anche e soprattutto, dalla posticipazione delle nascite e dai flussi in uscita dalla nazione di molti cittadini, potrebbe alla fine far comprendere all’ex funzionario del KGB (si veda G. Sangiuliano) che è ora di fermarsi.

Sì esatto, proprio quella demografia che anche in Italia genera e genererà sempre più problemi (diminuzione delle nascite, invecchiamento della popolazione, riduzione dei residenti ecc..), e di cui abbiamo già discusso, potrebbe essere la chiave di volta.

Già diversi anni fa Putin aveva individuato il problema e, attraverso differenti politiche di sostegno alle famiglie, aveva cercato di arginare il crollo demografico. Come dimostra il grafico sottostante, tuttavia, la pandemia prima, e lo scoppio del conflitto dopo, hanno fatto impennare il numero dei decessi a fronte di un numero di nascite che è sceso a precipizio.

Il piano del governo Putin, che mirava ad un ritorno alla crescita demografica dal 2030, sembra ormai totalmente deragliato. Con un tasso di fertilità (vedi grafico sottostante) tornato al livello del 1999, e fortemente in calo rispetto all’epoca sovietica, la popolazione si attestava ad Agosto a 145,1 milioni di abitanti, in calo di 475.500 unità rispetto all’inizio dell’anno. E ben sotto ai 148,3 milioni registrati nel 1991, anno di collasso dell’Unione Sovietica.

Né si può pensare che il saldo migratorio (immigrati meno emigrati) sia una soluzione per controbilanciare il saldo naturale (nascite meno morti).

Come detto, in molti stanno varcando la frontiera per sfuggire alla chiamata alle armi, alle sanzioni e alla crisi economica già in essere. E di certo la Russia non è al momento un posto ambito da chi si vuole spostare dal proprio Paese, a meno di ipotizzare flussi migratori da nazioni asiatiche sovrappopolate che, tuttavia, inficerebbero la prerogativa di Putin di “salvare il popolo russo”. Un annacquamento raziale normalmente non gradito ai dittatori.

Meglio sarebbe per i russi deporre le armi, tornare alle proprie case, e fare più figli.