La distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi derivanti da attività finanziarie, introdotta illo tempore nella legislazione fiscale italiana, ha prodotto nel corso del tempo non poche distorsioni.

La più “crudele”, come noto agli operatori di settore, attiene al trattamento fiscale dei prodotti di risparmio gestito (fondi, sicav e anche ETF) in cui è previsto che in caso di guadagno (delta NAV positivo del fondo o delta prezzo positivo in un ETF) il reddito è da capitale. Come a dire: una sorta di cedola o dividendo tassato pienamente con imposta sostitutiva e non compensabile con precedenti minusvalenze.

Viceversa, in caso di perdita (delta NAV negativo del fondo o delta prezzo negativo dell’ETF), si produce una minusvalenza che non è direttamente compensabile con guadagni da prodotti di risparmio gestito, ma eventualmente con plusvalenze da altri strumenti quali azioni, obbligazioni, certificates, ETC ed ETN

Se però gli stessi strumenti (fondi ed ETF) si trovano all’interno di una gestione patrimoniale allora la musica cambia, e i differenziali positivi e negativi vengono compensati nell’ambito del regime del risparmio gestito

Un’altra stortura attiene alla scadenza delle minusvalenze pregresse: 4 anni soltanto. Anche qui una crudeltà bella e buona: se guadagnate lo Stato vi tassa subito, se ci perdete e dopo 4 anni non avete recuperato con nuove plusvalenze le minus sono perse. E la cosa spesso avviene: pensate a chi aveva investito prima delle grandi crisi (2000, 2008, e crisi pandemica) e poi, per vari motivi, è stato costretto a realizzare delle minusvalenze significative. Molto probabilmente non è mai stato in grado di recuperarle

Ad ogni modo, la domanda che spesso mi è stata posta è la seguente: come si può “creare” una plusvalenza per compensare una minusvalenza presente nel cassetto fiscale del cliente, e che magari è prossima alla scadenza?

La risposta in prima battuta dovrebbe essere la seguente: se sapessi come si creano plusvalenze sarei ricco. Ma in realtà, ed in effetti, alcuni escamotage ci sono.

Uno dei più noti attiene all’utilizzo dei certificates. E qui, le distorsioni del sistema fiscale italiano diventano sublimi! E’ risaputo infatti che i guadagni derivanti dai certificates, anche se pagati sotto forma di (pseudo) cedole, rappresentano redditi diversi. Perchè? Le cedole non sono redditi da capitale? La motivazione (a mio avviso, ma pronto a smentite e ad altre interpretazioni) consiste nel fatto che le cedole dei certificati non sono dei veri e propri pagamenti di interessi nel senso tradizionale del termine (ti pago ad esempio il 3% perchè mi hai prestato del denaro) ma la realizzazione positiva di una scommessa implicita presente nella costruzione del certificato (che alla fine è semplicemente un pacchetto di opzioni). E se si vince una scommessa, utilizzando un derivato, quello è un reddito diverso non un reddito da capitale.

Comunque, ed in definitiva, se il certificato paga una cedola quella può essere compensata con le minusvalenze in essere (rimane solo il dubbio sul quando avvenga la compensazione. In alcune banche immediatamente, in altre alla scadenza del certificato).

Ora, si potrebbe tuttavia osservare che l’incasso di una cedola da un certificato non è sempre certa. In molti casi, se il sottostante tocca predefinite barriere la cedola non viene pagata. Tuttavia sappiamo bene come verso fine anno compaiano magicamente sul mercato certificati che pagano cedol(on)e, diciamo molto molto probabili, giusto in tempo per compensare minusvalenze che scadano a fine anno.

Ma quello dei certificati non è l’unico escamotage possibile. E’ infatti emersa un’altra interessante opportunità.

Tutto deriva dall’eresia dei tassi negativi che abbiamo vissuto per un decennio circa (2012-2021). In alcuni momenti, siamo arrivati ad avere, in Europa, l’intera curva dei rendimenti dei titoli AAA governativi sotto lo zero, con la Germania che riusciva ad emettere Bund a 30 anni a cedola zero.

Ma anche lo Stato italiano, pur avente rating minore, ha potuto godere di tale vantaggio. E, ad esempio, il 15 marzo del 2021 è stato emesso un BTP con scadenza 15 marzo 2024 (ISIN: IT0005439275) al prezzo di 100,67 con cedola pari a 0%. Si avete capito bene, 0%. Quindi rendimento, in partenza, negativo, visto che il prezzo di aggiudicazione era sopra la pari

A questo punto, ragioniamo sulla tassazione dei BTP. Le cedole sono redditi di capitale tassati immediatamente al 12,50%. Ma qui non ci sono. Se il BTP viene emesso sotto la pari, ammettiamo al prezzo di 95, la differenza tra tale prezzo e il valore di rimborso pari a 100, il cosiddetto disaggio di emissione, è considerato anch’esso un reddito da capitale (una sorta di cedola extra), tassato alla scadenza del BTP sempre al 12,5% (cioè a scadenza ricevo 100 meno il 12,5% di 5). Si ricordi che se il BTP passa di mano, la tassazione sulla maturazione del disaggio viene “spalmata” tra i detentori del titolo in base al periodo di possesso (il fisco ipotizza cioè che il disaggio maturi giorno per giorno)

Ora, però, succede che nel 2022 la BCE alza rapidamente i tassi di interesse ed i corsi dei titoli obbligazionari crollano. Il prezzo del BTP in questione scende a 96,17 (24 febbraio, fonte: www.rendimentibtp.it). E qui scatta l’opportunità.

Acquistando oggi al prezzo indicato, e mantenendo il BTP fino a scadenza (poco più di un anno), il rendimento è oltre il 3% (non male, ed in linea con diversi tassi su depositi vincolati che vengono oggi pubblicizzati dalle banche). Ma si tratterebbe di una plusvalenza, in quanto non si incassano cedole è nemmeno esiste, ab origine, un disaggio di emissione. Tale plusvalenza sarebbe allora compensabile con le minusvalenze non ancora scadute a marzo 2024.

Certo, l’escamotage non allevierebbe le sofferenze di chi nel 2022 ha avuto perdite significative sia sull’azionario che sull’obbligazionario. Ed inoltre, a scavare bene sul mercato, vi sono molti altri titoli obbligazionari, anche con rating migliore del titolo di Stato italiano che permettono tale manovra.

Ad ogni modo, un interessante esempio da riportare al cliente. Anche questa è consulenza.