Stiamo assistendo a un prepotente ritorno della pittura, dopo anni di arte concettuale e vari sperimentalismi. Non solo nelle aste internazionali i maestri della pittura moderna e contemporanea raggiungono quotazioni da record, ma anche per quanto concerne le esposizioni tornano le mostre di grandi pittori contemporanei perfino nelle sedi istituzionali nella nostra città, pensiamo alla stupenda recente esposizione di Giancarlo Vitali a Palazzo Reale, o a quella di Marzio Tamer in corso al Museo di Storia Naturale. Quest’anno poi si festeggiano i venti anni dell’Officina Milanese (Petrus, Pignatelli, Frangi e Velasco) che è l’ultimo importante movimento italiano legato alla figurazione, da cui poi sono germinate scuole ed epigoni di grandissimo livello. Segno che Milano, capitale dell’arte fin dalle prime avanguardie (il Futurismo) e poi al tempo delle seconde avanguardie (lo Spazialismo, l’arte cinetica), è rimasta un luogo di eccellenza e creatività dove si anticipano i trend futuri.
Se a livello internazionale la pittura non si è mai eclissata, in Italia i pittori, soprattutto i pittori della figurazione, hanno patito un pregiudizio ideologico che spesso li ha costretti ai margini, escludendoli dal mercato, dalle istituzioni più importanti, dalle fiere più chic. Un pregiudizio insensato poiché l’arte dovrebbe essere il territorio della libertà e non invece dell’ideologia. Ciò nonostante una schiatta di pittori e artisti di valore ha continuato e continua a dipingere, a scolpire, a ricercare, fuori dalle facili mode, lontano dagli isterismi e dalle provocazioni di tanta arte contemporanea, con un approccio che oserei definire etico, prima ancora che estetico.

Gianfranco Ferroni
GrandArt è una fiera dell’arte moderna e contemporanea che si rivolge dunque a quelle gallerie italiane e internazionali e a quegli artisti che, senza alcun nostalgismo, hanno focalizzato la propria ricerca nel vasto perimetro delle arti ancora legate alla tradizione, alla bellezza, alla tecnica. Bellezza intesa non come ripetizione di canoni sorpassati all’insegna del pittorialismo, bensì come forma, armonia, compostezza, decoro, gusto. Tecnica non come inutile virtuosismo bensì come “recta ratio factibilium”, cioè “retta determinazione delle cose da fare”, quella capacità frutto del talento e dell’esercizio che consente all’artista di produrre, nella massima libertà progettuale, opere proprio come le aveva pensate.
Credo che ci sia un segmento di mercato da presidiare, che necessitava di una fiera come GrandArt, soprattutto in una città a vocazione internazionale come Milano; un segmento di mercato sempre più ampio nel quale si muovono collezionisti che ancora credono nell’arte, non considerandola solo mero campo della speculazione economica, e dove operano gallerie lungimiranti che attraggono appassionati e amanti delle cose sensate.
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Modern & Contemporary Fine Art Fair